Il Corriere dei piccoli della gestione di Mario Oriani nel 1968, grazie a Carlo Triberti, impose una rivoluzione nei contenuti eliminando le storie rimontate in rima baciata, ormai demodè, e presentando tutta una serie di autori e personaggi considerati “colonne” del fumetto mondiale. Anche i redazionali erano scritti con un linguaggio più moderno.
Sarà però Giancarlo Francesconi con il Corriere dei ragazzi a perfezionare questa formula anticonformista rivolgendosi ai lettori trattandoli da adulti attraverso temi inconsueti in una rivista per ragazzi ( droga, politica...) ma anche ironizzando assieme a loro quando era il caso. In quegli anni si sono potuti apprezzare Bonvi, Jacovitti, Grazia Nidasio, Tacconi, Peyo, Uggeri, Mort Walker, Silver, Pratt, Battaglia, Leone Cimpellin, Hermann e tantissimi altri. Una fucina di eccellenti autori che garantirebbero il successo in qualsiasi rivista a fumetti. Ma il Corriere dei Ragazzi, con il cambio di vari direttori, si trasformò in un banale e modaiolo CorrierBoy ( poi solo in Boy ) e cessò presto le pubblicazioni, com’era logico che fosse.
E nessun’editore pare voglia rinverdire i fasti di questa rivista, nonostante si organizzato un convegno , tenutosi a Varese nel giugno del 2003 a cura della Fondazione Franco Fossati , dove prestigiosi operatori del fumetto hanno discusso sull’opportunità di un’iniziativa di questo genere.
Tuttavia altre testate, in anni passati, hanno tentato il riaffacciarsi nelle edicole. Di Tiramolla , testata della Vallardi, si è detto tanto: una buona occasione mancata a causa di una politica editoriale confusa che cavalcava la moda dell’ecologia piuttosto che creare una sostanza qualitativa generale. Con la gestione della Comic Art ha pubblicato vecchie storie del personaggio in bianco e nero fino all’inevitabile chiusura. Peccato, perchè il personaggio meritava una miglior valorizzazione.
Anche Il Giorno dei Ragazzi , L’Intrepido, Il Vittorioso hanno tentato un timido ritorno alle edicole ma senza successo. Alfredo Castelli ci provò con Magic , una rivista che pareva rinverdire i fasti del vecchio Corriere dei ragazzi ma l’esperimento durò solo quattro numeri. Il Giornalino ha avuto una specie di rinnovamento abbassando il target dei suoi lettori: il tempo potrà dirci se è stata una buona scelta o no, ma ho i miei dubbi. Pare che anche lo storico settimanale Topolino , nonostante gli allegati, abbia il fiatone. Colpa della crisi editoriale? Mancano le persone giuste nelle redazioni giuste, forse.
Ma la speranza di rivedere in edicola un settimanale che raccolga fumetti di qualità, con grandi nomi, rivolto a un’ampia fascia di lettori,con rubriche varie non muore mai. Oltr’alpe,un settimanale come Spirou è in edicola da più di sessant’anni e al suo interno ha nomi di spicco del fumetto e una cura editoriale ammirevole. Da noi tutto questo sarebbe davvero un insuccesso?
5 commenti:
La speranza sarà pure l'ultima a morire, Fabrizio, ma la realtà è drammatica. Personalmente ho lavorato per un anno sul possibile rilancio di un noto settimanale per ragazzi firmato da un grosso editore. Un anno di studi, progetti grafici e non, proposte di personaggi a fumetti vecchi e nuovi, riunioni fiume, sogni e disegni, grandi autori in preallarme. Tutto inutile, ahinoi: una volta in test - e, nota bene, il nostro progetto era in gara con altri due progetti alternativi - la testata è affondata nel più totale disinteresse del cosiddetto target - i ragazzi dagli otto ai dodici anni.
E salendo con l'età, non è che vada molto meglio: basta pensare a esperienze interessanti come "Brand New!" della Free Books. Una proposta coraggiosa, che però ha raccolto molto meno di quanto non meritasse.
Forse è il caso di affrontare la realtà. E accettare che i comics siano ormai un genere residuale. destinato a un pubblico piuttosto ristretto di amatori...
Guarda, mi arrenderei alla raggiunta totale stupidità italica (che non coinvolge solo i fumetti, ma tutto il settore della lettura, oltre al resto), se invece non vedessi in prima persona (padre e nonno) il successo totale di cose come le WinX et similia, solo perché prive di alternativa e ben promosse. Non posso acccettare l'idea che i bambini e i ragazzini italiani di oggi siano cretini, dai, e quindi incapaci di distinguere e scegliere. Italiani, visto che altrove non è come da noi. Ok, vogliamo dire che in Italia c'è il Vaticano che impera, distorce le giovani menti e blocca la possibilità di parlare di qualunque argomento ai bambini? O che oltre venti anni di non-lettura abbiano definitivamente segato le nuove generazioni? O che altro ancora? No. "Non ci sto!" Non me ne frega nulla delle indagini di marketing fatte con domande di questo tipo alle mamme: "Signora, ma lei per suo figlio/a comprerebbe più volentieri - A- un bleah giornalino a fumetti - B- un bel libro?" Ovvio che hanno risposto tutte B, cassando così l'ipotesi di giornalino a fumetti. Perché (per la cronaca) le domande fatte per il test su una tale ipotesi di giornalino erano di questo tipo (almeno quelle di cui mi è arrivata documentazione). Non è il marketing a doversi occupare della cultura. Una volta era la sensibilità dell'editore, o la sua mamma, o lo zio maestro... o i suoi nipotini. Io ho allevato tre generazioni di bambini: tutti, tutti, tutti hanno appreso il piacere della lettura in generale e sono stati in grado di leggere anche fumetti, scegliendo quelli buoni, ciascuno con gusti diversi. Lo so che rappresento un'eccezione, ma questa eccezione dimostra che non sono i bambini a essere malati e non è il fumetto a essere residuale di per sé. E' che bisogna cacciare l'ufficio marketing dalle case editrici...
Poi, per carità, l'ipotesi di rivista a cui hai lavorato tu io non l'ho vista: forse faceva davvero pena (tradotto da "non interessa al target"), come ha sentenziato lo studio di ricerche doxa, o forse no, non lo so. Ma se io fossi stato l'editore non avrei fatto un test statistico per una cosa del genere. Avrei rischiato di mio su un progetto, se a ME fosse piaciuto. Ma in Italia esistono ancora editori così?
Penso che ci sia ancora la possibilità di avere riviste a fumetti per ragazzini e bambini fatte in modo giornalisticamente serio (tipo Corriere dei Ragazzi solo per capirci), ma magari la faranno editori non italiani. E, se succederà, non verserò una lacrima per gli editori italiani che si affidano da doxa e marketing.
Grunf.
Mah, Gianfranco, che dire. Mi vien difficile fare commenti su un progetto su cui abbiamo sudato sangue sudore et lacrime per undici lunghi mesi. Un prodotto che comunque ha visto all’opera alcuni fra le migliori teste e le migliori mani del comicdom di casa nostra, e che è andato in test insieme con altre proposte dello stesso genere. Magari faceva pena sul serio: sta di fatto che a tarpargli le ali, nonostante un discreto parterre di personaggi commercialmente in auge, non sono state le mamme e i papà, molto favorevoli alla cosa, ma i ragazzini. Che sì, le fatine da sole le gradivano, come pure i sorci in tweed. Ma hanno espresso il più totale e cristallino disinteresse di fronte al format contenitore e ai personaggi originali (leggi: inediti). Un coro di mah, boh, chissenefrega che ha definitivamente mandato in soffitta ogni ipotesi di rivista. Dici che se un editore ci credesse, sarebbe diverso. Ma per un motivo o per l’altro, chi negli ultimi anni ha provato a crederci non ha rimediato altro che bagni di sangue – il tutto, al di là della validità delle proposte o del valore degli autori coinvolti nel progetto.
Personalmente, sarei pronto a buttar sangue anche gratis et amor dei per un editore tanto solido e tanto pazzo da gettarsi in un progetto del genere. Ma visto quello cui sto assistendo in questi anni, non trattengo certo il respiro in attesa del lieto evento. Ah, anche a me piacerebbe se marketing ed editoria fumettata e non divorziassero: ma mi pare un’ipotesi, appunto, residuale. Proprio come i nostri amati giornaletti. Un abbraccio.
Già. Da quello che dici ho individuato il "tuo" prodotto. E ha avuto in effetti un percorso di indagine di mercato leggermente diverso da quello degli altri. L'errore di fondo comunque è sempre quello: fare queste maledette indagini di mercato in questo modo. Le risposte dei ragazzini (come quelle dei genitori "guidati" da domande ad hoc) sono scontate, oggi come ieri (come immagino tu sappia, è da almeno una quindicina di anni che alcuni "di noi" continuano pervicacemente a proporre ipotesi di testate che poi si rivelano sonore capocciate... sigh...) e potrebbero risparmiarsi i soldi. La questione è molto complessa, nella sua semplicità. Ne darò conto su afNews con il rapporto AIE sull'editoria (tutta, non solo il fumetto). L'ufficio marketing è entrato nelle case editrici quando ne sono usciti "gli Editori". Per forza: venendo a mancare le persone in grado di "fiutare" e rischiare di proprio sul proprio gusto, a chi mai affidare l'incarico di capire dove andare a parare? Non certo ai dirigenti bocconiani, che fanno, appunto, il loro lavoro di dirigenti bocconiani, non di Editori. Per cui gli esperti di mercato (bocconiani anch'essi) sono diventati indispensabili. Ho visto svilupparsi questo percorso in Disney, anni fa, con tristezza perché sapoevo dove avrebbe portatp, avendolo già visto, ben prima, arrivare nelle case editrici italiane. tanti anni fa ne parlavano con la consueta malinconia col compianto Marcelo Ravoni, durante una Fiera di Bologna.
Ma non ci arrenderemo. Resistere! ;-)
Intanto osservo quel che succede oltre le Alpi, per capire dove vanno da quelle parti. Poi si vedrà. Il mondo cambia continuamente, ovvio, ma la necessità di buone e stimolanti letture resta. Quel che appare residuale oggi, potrebbe non esserlo domani. E di riviste per bambini intelligenti potrebbero volercene ben più di una.
Sì, ok, ok: amo la fantascienza. Vabbe'.
Da ex lettore del Corriere dei Piccoli (ho da poco compiuto 50 anni) posso testimoniare di aver vissuto tutta la stagione d'oro del Corrierino, quella del 1967/71 condotta da Carlo Triberti (Mario Oriani divenne direttore dei periodici per ragazzi solo nell'Agosto 1971, per gestire il cambio di testata in Corriere dei ragazzi)e poi l'altrettanta mitica stagione di Giancarlo Francesconi con il CDR dal 72 al 74. Poi, purtroppo il marketing che svilìil Corriere dei Ragazzi a mera copia del Monello e dell'Intrepido e poi l'affossò. Il Corrierino intanto viveve la stessa sorte fino ad essere prigioniero in balia degli Olandesi della Egmont che lo avevano trasformato in un orrido fogliaccio senza contenuti. Io devo dire grazie a quei direttori e a quei giornali se ho conservato ancor oggi il gusto della lettura di qualità e il piacere di scrivere, anche se di mestire sono solo un impiegato contabile. Certo, vent'anni di cartoni giapponesi e tv hanno minato le giovani generazioni, così come i giochi per computer hanno soppiantato i campetti di calcio e le partitelle tra amici. Ma...e qui stà il punto: non sarà forse il marketing a farci credere di essere tutti "bisognosi" di queste cose solo perchè ci vogliono trasformare in adulti non-pensanti? Un libro, un fumetto, quanta fantasia e libertà sprigionano, invece? Quanto aprono le menti? Ricordo ancora all'esame di 5a elementare il figurone che feci, presentando tra gli argomenti a piacere la storia del grande aviatore francesco Baracca. E dove avevo attinto? Quali le mie fonti? Piero Selva e un suo racconto pubblicati sul Corrierino nel 68. Ma di episodi così potrei citarne a milioni. Spesso vado su ebay e vedo le copertine dei CDP della mia infanzia, e riguardandole ad ognuna riesco ancora ad abbinare un ricordo, un episodio. L'anno scorso trovai su ebay in vendita il n. 11/1967 del Cdp. Era il primo numero che lessi e l'aveva comperato mio papà, portandomi in edicola e chiedendo:"Esiste ancora il Corriere dei Piccoli?". Segno che anche lui lo aveva letto. Lo conservo tra le cose più care, perchè mi ha dischiuso la mente e aperto orizzonti nuovi.
Grazie Corrierino, per me esisti ancora, arzillo 99enne. A proposito...choissà se il marketing del Corriere si accorgerà dei 50 enni che comperano il giornale e magari apprezzerebbero qualche festeggiamento per i 100 anni!
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